Costantino V
articolo apparso sul settimanale “Il Domenicale” in data 7 Gennaio 2006.
Iconoclasta, riformatore e grande soldato
Chiunque pensi alla storia bizantina non può che associarla a qualcosa di decadente, cavilloso, ingarbugliato e oltre modo prolisso. Voltaire sintetizzava così: è in uso chiamare bizantino chi perde il suo tempo in accidiose disquisizioni, chi sia totalmente incapace a prendere decisioni importanti, chi è vecchio e morboso.
Nulla è più falso di queste affermazioni, e noi ancora oggi subiamo questo forma di cultura imposta dal settecento illuminista, che credendo di illuminare di immenso il mondo, ha oscurato oltremodo uno dei più grandi imperi che mai il Mediterraneo abbia conosciuto. Bisanzio, visse per più di mille anni. Se ci affidiamo alla storiografia ufficiale, nacque con la costruzione della sua capitale avvenuta in maniera solenne l’11 Maggio del 330 ad opera di Costantino il Grande e morì sotto l’ondata turca, un martedì 29 Maggio del 1453. L’ultimo Imperatore, Costantino XI, si unì alla sorte della sua capitale, venendo travolto dalla furia di Mehmet II che da quel giorno divenne Fatih, il Conquistatore. La caduta del baluardo della cristianità si propagò in tutto il mondo mussulmano che si rallegrò per la grande vittoria.
Come si nota la storia dell’impero romano d’oriente, è lunga, e molte volte anche gloriosa. La decisione del sottoscritto di trattare un particolare momento storico come l’iconoclastia, e soprattutto la vita di Costantino V, viene dalla profonda volontà di ricostruire questo periodo storico, depurandolo dalle falsità che fino d’ora appaiono nella storiografia ufficiale. Costantino fu un grande Imperatore, riformò l’impero con l’ Eckloghè ton Nomon , riformò l’esercito con l’introduzione dei tagmata , vinse contro Bulgari e contro gli Arabi bloccandoli definitivamente, convocò il Concilio di Hieria dove dimostrò le sue doti di “ottimo teologo e filosofo” (Gibbon).
Costantino V, nacque nel 718 a Costantinopoli, dall’Imperatore Leone III detto l’Isaurico e dalla Imperatrice Maria. Venne battezzato il giorno 25 Dicembre nella chiesa dalla Divina Sapienza dal patriarca Germano. Appena due anni dopo, il padre lo incoronò co-imperatore per assicurarsi una discendenza futura e all’età di tredici anni sposò la principessa kazara che assunse il nome cristiano di Irene. La giovinezza di Costantino, data la pochezza delle fonti che sono giunte fino a noi, non è cosa nota; si può certo immaginare che sia stata improntata verso l’iconoclastia, cioè verso quella forma religiosa di chiara origine orientale, che vietava l’uso della rappresentazione delle immagini sacre. L’editto del 730, aveva reso questa ideologia religiosa, legge dello stato, con la proclamazione del Silentium , e Costantino ne fu sicuramente influenzato, tanto che ne fece in età matura la sua vera ragione di vita. Nel 740 nei pressi della città di Akroinos, avvenne lo scontro tra le truppe imperiali e quelle arabe. La vittoria di Bisanzio fu netta e questa, assieme allo scontro felice sulle mura di Costantinopoli nel 717, permise all’Impero di imporre il diritto di esistere contro lo strapotere arabo di quel periodo. Leone III e Costantino V bloccano ad oriente la marea mussulmana che assieme alla vittoria di Carlo Martello ad Occidente permettono all’Europa moderna di non essere completamente islamica.
La morte del padre fu un trauma per Costantino, perché da li poco, anche se incoronato co-imperatore in tenerissima età, divenne vittima di un’usurpazione, il suo stesso genero Artavasde lo vinse in battaglia e divenne il nuovo Imperatore. Costantino decise quindi di ritornare nell’antico feudo del padre, dove fu accolto dall’amore della sua gente, qui ricostruì un esercito e recuperò ingenti somme di denaro per affrontare il suo nemico seduto sul trono di Costantinopoli. Le sue doti di stratega appaiono chiare fin da subito, infatti sconfigge Artavasde e il figlio nella battaglia presso Sardi nel 743, entrando poi nella capitale, dopo un breve assedio il 2 Novembre del 743. Finalmente può definirsi, Basileus ton Rhomaion (Imperatore dei Romani).
Il compendio di leggi che venne proclamato assieme al padre, cioè l’Ekloghè, conteneva una sorta di rivisitazione cristiana del diritto romano: venne eliminata al pena di morte sostituita da orrende mutilazioni fisiche, venne difesa con forza la famiglia, vennero introdotte nuove regole per aiutare le donne e i bambini, e venne istituito una sorta di paga adatta, per i funzionari pubblici, a cominciare proprio dal questore. L’intento del legislatore risultò essere quello di alleggerire il corpus iuris di difficile praticabilità e allo stesso tempo di introdurre uno strumento pratico ai giudici affinché la giustizia risultasse più snella e soprattutto più veloce.
Dopo una violenta epurazione dei suoi nemici e dei sostenitori dell’usurpatore appena battuto, Costantino si poté dedicare alla campagna contro gli Arabi che erano in forte difficoltà dinastica. Lo stravolgimento dell’area arabo-persiana, l’odierna Siria-Iraq-Iran, che avverrà proprio in quegli anni, sarà di vitale importanza per l’impero, poiché oltre al cambio della famiglia regnante con la conseguente guerra civile, si assisterà allo spostamento della capitale da Damasco alla nuova città: Baghdad. La lontananza principalmente politica della nuova famiglia Abbasside, permetterà a Bisanzio di colpire, soprattutto sulla terra di confine. Costantino alla testa di un imponente esercito si avventurò verso Germanicea patria dei suoi avi, e la conquistò nel 746; un anno dopo anche la marina imperiale presso Cipro vinse in maniera netta contro una flotta mussulmana, sancendo una vittoria su tutti i fronti. L’imperatore sembrò non accontentarsi e nel 752 conquistò due importantissime fortezze di Melitene e di Teodosiopoli, in piena Mesopotamia. Anche se furono riconquistate dagli arabi poco tempo dopo, il segnale della ripresa fu evidente. Un chiaro esempio avvenne quando nel 756, Salim, , a capo di un grande esercito di 80.000 uomini, invase l’impero arrivando fino in Cappadocia. La sua marcia si arrestò perché i suoi informatori lo avvisano che Costantino era in marcia alla guida del suo temibile esercito. Il capo arabo non riuscì né a razziare il territorio, né a fare prigionieri dalla velocità con cui effettuò il ritorno in patria, per la paura dello scontro con le truppe imperiali.
Sistemata la situazione in Oriente, Costantino decise di dedicarsi ad un altro popolo pagano e bellicoso, cioè i Bulgari che nel VII secolo si erano insediati a Nord della Tracia, l’odierna Bulgaria. La campagna militare fu preparata in maniera molto dettagliata e prevedeva un attacco su due fronti, uno marino e uno terrestre anticipando di molto la guerra moderna. Decise così di convocare le forze da ogni Themata , cioè da tutte le province, e il 16 Ottobre del 763 alla testa dell’esercito invase lo stato nemico, mentre dal porto di Costantinopoli partivano 800 navi contenenti dodici cavalieri ciascuno per colpire alle foci del Danubio. Il Re Bulgaro, un certo Telaze, reclutò un robusto gruppo armato composto da tutte le tribù limitrofe per tentare di fermare l’avanzata imperiale. Il 30 Giugno avvenne lo scontro presso Anchialo, dove Costantino ottenne forse la sua più grande vittoria, stroncando l’esercito nemico e rendendolo inerme. La battaglia fu memorabile e si narra che durò per tutto il giorno, dalla mattina fino alla tarda sera, quando il sole stava per tramontare. Il bottino composto di schiavi e ricchezze accompagnò l’Imperatore vincitore per la vita Egnatia, attraversò la porta d’oro e arrivò sulle strade di Costantinopoli dove gli venne dedicato il trionfo romano. Anche in questo caso però ,la vittoria non fu definitiva, anche se molto importante. L’impero si stava riprendendo ancora dalle invasioni mussulmane del VII secolo, aveva perso infatti le più ricche regioni la Siria e l’Egitto, e questi timidi segnali di ripresa servirono per il futuro, non è un caso che il secolo successivo, sia chiamato dai bizantinisti proprio “secolo d’oro” (G.Ostrogorsky) o “apogeo”(Norwich). Senza Costantino tutto questo sicuramente non sarebbe stato possibile data la cronica difficoltà a reperire uomini e mezzi depauperati da guerre contro i mussulmani. L’Imperatore intervenne anche con pesanti sistemi di coercizione specialmente contro la classe monastica rea, secondo lui, di prosciugare forza vitale allo stato. In quel periodo la prolificazione delle attività religiose risultava esser sempre più massiccia e cresceva a dismisura. I monasteri divennero vere e proprie attività commerciali comprensive di regole e leggi imposte dell’egumeno, una sorta di abate orientale, che esercitavano una forza attrattiva non indifferente dato che offrivano un posto caldo e possibilità di cibarsi con regolarità. Costantino quindi con l’introduzione dell’iconoclastia, ottenne anche lo scontro religioso oltre che politico che portò ad una vera persecuzione violenta che tanto ricorda i periodi bui della rivoluzione francese. Il Concilio di Hieria convocato dall’Imperatore, sancì la nuova dottrina religiosa che prevedeva la distruzione delle immagini sacre e la proibizione categorica, pena l’esilio, di rappresentare la divinità e tutti i santi. Teologia e politica unite assieme come la società medievale ci ha abituato, e governate da un capo supremo cioè il Basileus che deteneva come gli antichi imperatori romani, la carica di Pontifex Maximus. Un massimalista quindi, che fece di tutto per permettere all’impero di continuare a vivere. I suoi difetti furono chiari, ma allo stesso tempo dobbiamo attribuirgli una grande importanza per la stessa salvezza delle sorti di Bisanzio. Pochi anni dopo la sua morte, un gruppo di cittadini si riversò piangenti sulla sua tomba, pregandolo di ritornare a difenderli dai bulgari invasori.
autore: NICOLA BERGAMO